Efisio Marini il Pietrificatore e la conservazione dei corpi.

Efisio Marini

 

Fra tutte le varie forme di conservazione di resti anatomici, quella che ancora oggi suscita stupore e incredulità è la cosiddetta “pietrificazione”. Alcuni grandi scienziati hanno portato questa tecnica ad impensabili livelli, e si tratta principalmente di una tradizione tutta italiana.Uno dei maggiori studiosi in tal senso è stato, senza dubbio, il cagliaritano Efisio Marini (Cagliari, 13 aprile 1835 – Napoli, 11 settembre 1900) detto per l’appunto “Il Pietrificatore“. Il soprannome gli deriva proprio dalla sua particolare abilità nel campo della conservazione di cadaveri e parti anatomiche.

Teca del Museo Anatomico di Napoli, foto da me scattata nel 2018 durante una visita. Contiene alcuni reperti del Marini.

 

Efisio Marini, scienziato, studioso di medicina e storia naturale rappresenta per certi versi una delle figure più enigmatiche e complesse della storia di Cagliari. Il suo metodo di mummificazione gli permetteva di pietrificare i cadaveri senza effettuare tagli o iniezioni sugli stessi, metodo che era poi in grado di invertire restituendo ai corpi il colore e la consistenza originali.

 

Parigi, Museo della Storia della Medicina, tavolino col piede

 

Nonostante il valore delle sue scoperte, Marini non godette a Cagliari di una buona fama tra gli accademici e tra il popolo, che su di lui faceva girare epigrammi in dialetto improntati a scetticismo e timore superstizioso. Un po’ per disgusto della sua città, ma anche per aspirazione personale, Marini si trasferì a Napoli dove ancora oggi nel Museo di Anatomia si conservano i suoi esperimenti migliori. Tra le opere colpisce un tavolino il cui piano è formato da un impasto di sangue, cervello, fegato, bile, polmoni e, al centro, è adagiata una bellissima mano di giovane donna. L’insieme stupisce per la perfetta conservazione e la freschezza del colorito.

Altrettanto celebre è il tavolino che Efisio Marini compose con un piede al centro e diversi resti umani. Infatti, sono ben visibili pezzi pietrificati di tessuto cerebrale, sangue e bile. A fare da contorno anche quattro orecchie e alcune vertebre sezionate. Il reperto è in mostra a Parigi presso il Museo della Storia della Medicina.
Ma nel corso della sua carriera il Marini ebbe modo di sottoporre alla pietrificazione numerose persone, tra cui i corpi di bambini su richiesta dei genitori che volevano così preservarne il ricordo. Nel 1866 sottopose alla pietrificazione anche il cadavere dello storico Pietro Martini. Celebre è la foto scattata in occasione dell’apertura della cassa avvenuta il primo giugno di quell’anno a quattro mesi dalla morte dello studioso. Il corpo era perfettamente conservato e fu immortalato da una celebre fotografia scattata per l’occasione da Agostino Lay Rodriguez uno dei pochi fidati amici del Marini.

Pietro Martini, corpo “pietrificato”, foto di Agostino Lay Rodriguez.

 

Circondato da un alone sinistro creatosi intorno a lui grazie anche alla propria dimora, disseminata di reliquie anatomiche di persone e animali, visse tristemente il resto dei suoi giorni, spendendo tutti i suoi averi nelle ricerche sulla mummificazione ed ossessionato dalla paura che il proprio segreto gli venisse rubato. Morirà a Napoli l’11 settembre del 1900 senza rivelare le formule per attuare il suo metodo di imbalsamazione.

Altra teca del Museo Anatomico di Napoli, foto da me scattata nel 2018 durante una visita. Contiene alcuni reperti del Marini.

 

Della figura di Efisio Marini e di molte altre curiosità a lui legate si parla durante il percorso I Segreti di Bonaria.

 

Note Bibliografiche

Efisio Marini e la conquista dell’eternità, Antonio Maccioni

I morti di pietra dell’uomo caparbio, Francesco Alziator

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